Ci sono già gli estremi per una trilogia sui colori fatta di sangue ed umorismo, i cui film sono sempre costituiti da personaggi d’indole pacifica costretti dagli eventi a diventare guerrieri spietati. Mani spaccate senza averlo mai fatto prima, pistole maneggiate male e machete agitati senza nessuna abilità, di nuovo Saulnier racconta le persone ordinarie di fronte alla straordinaria vertigine da violenza.

Questa volta è una band punk ad essere costretta ad uccidere e mutilare per salvare se stessa quando, testimone involontaria di un omicidio a sangue freddo, si trova assediata. Il luogo è il meno ideale: ritrovo in mezzo ai boschi di un gruppo di militanti d’estrema destra. Li hanno insultati durante il concerto e ora devono difendersi da loro che sono armati di tutto punto.

Il meccanismo divertente, si capisce, è il medesimo di Blue Ruin, l’impresa quasi impossibile di sopravvivere allo sterminio che sta per avere luogo, il minimo delle chances in mano ai più impr...