Pensare, scrivere e girare oggi un film che tratti del lavoro nella maniera più basilare, elementare ma anche attuale è molto difficile. Realtà frammentata per eccellenza in molte situazioni e problematiche differenti, il lavoro viene affrontato al meglio quando astratto, fuoricampo. Lo facevano benissimo i Dardenne in 2 giorni, una notte e ora Stephan Brizé sembra inseguire quella traccia. La legge del mercato del titolo è quella subìta dal protagonista, senza lavoro da ormai 20 mesi ma determinato a trovarne un altro. Gira di colloquio in colloquio Thierry (interpretato da un gigantesco Vincent Lindon), di consulenza in consulenza, ha anche preso parte ad un corso di formazione che non gli è servito a molto, teme di stare perdendo tempo e passa giorni interi dietro a quella che sembra una catena burocratica più che lavorativa.
È chiaro subito che Brizé si appassiona alla maniera in cui trovare lavoro diventi un’attività alienante, si lega ai gangli burocratici e infernali delle...
Di nuovo è il cinema francofono ad affrontare dal punto di vista più maturo e attuale il tema del lavoro. La loi du marché è un'odissea
È necessario attenersi alla netiquette, alla community infatti si richiede l’automoderazione: non sono ammessi insulti, commenti off topic, flame. Si prega di segnalare i commenti che violano la netiquette, BAD si riserva di intervenire con la cancellazione o il ban definitivo.