Questa volta è la Louisiana del titolo, e non più il Texas, il luogo in cui si muove con circospezione Roberto Minervini, documentarista al di là di ogni definizione che da solo sta ridefinendo il senso del termine “documentario”, virandolo verso lidi esteticamente mai toccati e dotati d’un senso della dedizione herzoghiano.

Il suo stile unico prevede l’accumulo di centinaia di ore di girato, un girato completamente immerso nelle realtà che documenta al punto di permettersi di riprendere cose che chiunque altro non vorrebbe mostrare e qualunque soggetto non farebbe di fronte alla videocamera, e seguìto da un lavoro di editing estenuante che tagli tutto ciò che effettivamente sembra un documentario per consegnare nelle sale un film che appare di finzione. Solo che non lo è.
Arrivato alla perfetta mimesi tra vero e fasullo con Stop the pounding heart, un vero punto di non ritorno per il suo genere e per tanto cinema del reale, il documentario fondamentale degli ul...