Saul Fia è tutto girato in primo piano lungo sostanziosi piani squenza, si muove con il suo Saul inquadrandolo strettissimo sul volto e tenendo quel poco che si vede di sfondo fuori fuoco. La soluzione è originale e audace, soprattutto per come nega tutto quello che altrove è ricostruito alla ricerca di un verismo maniacale: l’olocausto.
Saul è infatti un ebreo in un campo di concentramento, uno di quelli deputati ad aiutare i nazisti nello sterminio, uno di quelli che spingono gli altri ebrei nei forni, nelle fosse e nelle “docce” e poi ne ammassano i cadaveri. La sua faccia è sempre impassibile ma intorno a lui ci sono evidenti schizzi d’inferno vero, espressionista, gridato e mostruoso. Nulla è ripulito, anzi molto è enfatizzato. In tutto questo Saul ha deciso contro ogni logica e buon senso di seppellire e onorare un ragazzo morto che identif...
Cannes 68 – Saul Fia, la recensione
Ci sono grida immonde, fuoco, resti umani accatastati, spari e morte ovunque. Ovunque! Eppure non ne vediamo granchè.
Dedito alla morte invece che a celebrare la vita, per nulla arrendevole o dolce, Saul Fia finalmente ribalta i peggiori clichè del cinema sull'olocausto
- venerdì
- 14:30 BAD Comics
- giovedì
- 16:00 BAD Week
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