Tre epoche e tre ricordi di diversa lunghezza e intensità. Infanzia quasi paradossale e operatica tra urla e minacce di morte, coltelli e mazze, poi gli stessi tre fratelli da ragazzi in Russia, la vendita dell’identità come in un film di spionaggio e infine il lungo segmento giovanile d’amour fou. A ricordare tutto è Mathieu Amalric, protagonista ormai adulto che torna a Parigi dopo una vita lontano. In ogni momento, in ogni età, in ogni festa, esame, ritorno, telefonata e litigata (anche clamorosamente nel finale) c’è Esther.

Partendo come Terence Davies, proseguendo come il cinema americano e chiudendo in stile nouvelle vague hard core, Desplechin tenta di navigare lontano dalle acque che gli sono più dolci, non cerca a tutti i costi di mettere in tavola i suoi piatti forti, i grandi affreschi corali e le storie contemporanee ma cerca di reinterpretare i classici del cinema nella grande epopea personale di un ragazzo come tanti.

È chiaro fin da subito che il tono n...