Lo stile di Hong Sangsoo è brutale come il suo montaggio. Il suo naturalismo è radicale e quasi violento per come stride con la retorica solita del cinema. Le sue luci e i suoi colori sono un pugno se associate a delle trame che, nonostante siano sempre veicolate principalmente dai dialoghi, presentano intrecci tipici da racconti di finzioni. Come se trascinasse la storia sull’asfalto generando scintille, questo regista coreano di una coerenza impressionante è un maestro dei sentimenti nascosti, mostrati con pudore.

The Day After con lo stile tipico di Hong Sangsoo abbandona i personaggi negli ambienti che li contengono, sembra averli messi lì in punizione, inquadrati con un’apparente ignavia che lentamente si fa correttezza. Questo avviene mentre si snoda la storia come sempre di una ragazza a contatto con l’assurda difficoltà d’essere donna. Il capo per il quale lavora da un giorno è un fedifrago impenitente, la moglie lo ha beccato ed è convinta che lei sia l’amante. Inizia così una...