Lo si attendeva al varco Massimiliano Bruno dopo l’esordio sorprendente di Nessuno mi può giudicare (commedia ben ideata, ben scritta e realizzata, se non bene, almeno con cura), perchè il secondo film, Viva l’Italia, era un progetto così scombinato e iniettato d’ideologia più che di idee da costituire un caso a sè. Confusi e felici, al pari di Nessuno mi può giudicare ha un canovaccio semplicissimo e molto tradizionale (ad uno psichiatra viene diagnosticato un male che lo butta in depressione ma i suoi pazienti, disperati dalla perdita del terapista, si stringono intorno a lui e cercano di aiutarlo) sul quale far ballare i caratteristi. Claudio Bisio ha la parte che gli spetta anche in Zelig (la spalla, il capocomico) e il resto del cast di volta in volta fa il suo numero appoggiandosi a lui.

Anche in virtù di questo dettaglio in Confusi e felici non funziona nulla e la prima cosa a crollare è la trama. Il racconto non scorre, si comprende poco (nonostante la semplicità) e...