Da quando ha cominciato a lavorare in America Susanne Bier ha dato una lieve ma sostanziale sterzata al suo cinema. Quella tendenza al melodramma esibita da molti dei registi danesi passati attraverso il Dogma è diventata una vera missione e in meno di 5 film (di cui uno solo commedia, ma comunque sentimentale) ha dimostrato di poter essere regista classica come poche se ne vedono, di saper interpretare la tradizione hollywoodiana più pura meglio degli americani stessi.
E questo è Una folle passione: pura tradizione hollywoodiana.
Tratto da un romanzo umido di Ron Rash è una storia d’amore folle negli Stati Uniti durante gli anni ’30. Lontani dalle città e immersi in una natura panica un uomo e una donna si trovano e si perdono tra cavalli e puma, in un turbine che unisce passione, violenza e figli illegittimi avuti da sguattere come le storie di una volta.
Susanne Bier si muove benissimo perchè dimostra da subito di sapere cosa ha bisogno d’attenzione e cosa conta da...
Stavolta Susanne Bier non ci gira intorno ma con Una folle passione prende di petto il melodramma classico, quello che afferma il potere socialmente sconvolgente del corpo femminile
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