Ci ha messo 2 anni Frances Ha ad arrivare nelle sale italiane, un biennio in cui ha viaggiato in tutto il mondo (con un breve passaggio al Festival di Torino dell’anno scorso), portando la propria protagonista ad un nuovo livello nella sua carriera e dimostrando che Noah Baumbach non è morto.

Si tratta di un progetto personale a budget molto basso, il cui unico difetto reale e di ricoprirsi di un manto di hipsteria non necessaria (la fotografia in bianco e nero, l’uso delle musiche composte da Delrue per film della Nouvelle Vague) e il cui pregio sta nel non cercare mai per il suo personaggio protagonista quel misto di adorabile marginalità che è la maniera peggiore in cui il cinema indipendente americano “compra” i propri spettatori. L’effetto Little Miss Sunshine, per il quale si è portati ad empatizzare con adorabili perdenti dal cuore grande, esseri umani anticonvenzionali in superficie ma molto convenzionali in profondità, è totalmente evitato. France...