Dopo il trionfo critico e commerciale di Toy Story 3, la Pixar pareva quasi aver fisiologicamente esaurito quella carica inesauribile d’inventiva cui aveva abituato un po’ tutti.

Tre lustri fatti di vere e proprie gemme della cinematografia che avevano reso sostanzialmente assiomatico l’assunto che, ad ogni nuova incursione, lo studio di Emeryville avrebbe superato sé stesso. L’entusiasmo è andato scemando con l’arrivo di Cars 2, lungometraggio palesemente e esplicitamente fatto per il pubblico più giovane e per rinvigorire ulteriormente il florido merchandise ispirato a Saetta McQueen and co., e Ribelle – The Brave, tanto più che un film oggettivamente buono come Monsters University ha quasi pagato lo scotto di essere approdato in sala dopo queste due pellicole.

Poi, nel 2015, ci ha pensato il dinoccolato e geniale Pete Docter a ricordare al mondo intero che nello studio del fu di Steve Jobs, la creatività, la capacità di unire la profondità del mes...