Nella storia finta di Mateusz (ispirata a quella vera, mantenendo premesse ed esito finale ma mescolando tutto quel che sta nel mezzo), un ragazzo disabile e incapace di comunicare, che nasconde un mondo dentro di sè in attesa che arrivi qualcuno a credere che sia più di un vegetale, c’è la precisa volontà di mettere in scena il meglio della vita partendo dalla più amara delle storie. C’è la precisa intenzione di mettere in scena il sole.

Il film si svolge lungo circa 20 anni di storia polacca e non c’è mai un giorno di pioggia o anche solo nuvolo, anzi, il sole è una componente determinante di quasi tutte le inquadrature. Illumina il volto di Mateusz alla finestra, batte contro il pavimento sul quale striscia, riempie di luce le stanze degli ospedali e spesso viene inquadrato direttamente tra le fronde in meravigliosi pomeriggi d’estate polacca. A Maciej Pieprzyca non piace il grigio della realtà o la mestizia della vita vera e li scaccia via a colpi di meravig...