Legend
di Brian Helgeland
3 marzo 2016
Era davvero lecito aspettarsi di più dall’autore di Payback: La rivincita di Porter (uno dei film più convincenti tratti da Westlake, nonostante l’humour) e dallo scrittore di Mystic River. Invece raddoppiando Tom Hardy, impegnato ad interpretare i due gemelli Kray, veri gangster dell’Inghilterra degli anni ‘60, riesce non solo ad annullare la forza dell’attore. Il problema subito evidente sta in quanto il film non intenda prendersi la briga di scrivere intorno a queste due figure titaniche una storia all’altezza.
Come uno Scorsese dei poveri (traslato in Europa), Helgeland scrive e gira un period movie per unire la nostalgia alla violenza, facendo della seconda una questione di appartenenza. Legend è un racconto di periferia e tribù, in cui la mafia è un modo di vivere, una grande organizzazione in cui gli affari si fondono con la vita di quartiere. Composta da amici e soliti noti, la mafia non è un’azienda come la famiglia di Il padrino o una brigata scalcinata come nei film britanni...
Pesantemente influenzato dall'immaginario di Scorsese, Legend non trova la sua strada, disinnesca la forza di Tom Hardy e ripiega sulle idee più semplici
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