C’è un gran bel pianosequenza all’inizio di Life: non Oltrepassare il Limite, uno che annuncia tutto quello che c’è da sapere sul film che sta per iniziare e che contiene già gli indizi su cosa il film voglia essere. Con una cinepresa fluttuante nello stile fondato da Gravity passiamo nei cunicoli della stazione orbitante, vediamo diversi astronauti lavorare a un “aggancio”, cioè alla ricezione di qualcosa che arriva da lontano. Senza staccare mai li vediamo al lavoro, poi passiamo con loro di ambiente in ambiente, l’obiettivo si rigira sottosopra per scoprire che in realtà nella prossima stanza tutto è al contrario (quindi dritto) e poi ancora procediamo fino all’ultimo punto, una grande vetrata illuminata finalmente da una luce di gran soddisfazione, è il riflesso del sole sulla tecnologia, sui pannelli del satellite. È un preludio che culmina come fossimo in 2001: Odissea Nello Spazio (poco prima del titolo ci saranno i timpani che ricordano Così Parlò Zarathustra) ma cullati dal ri...