Mine si presenta come un film americano perché è un film americano.

Anche se lo dirigono e lo scrivono due italiani, Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.

Anche se è girato in Spagna.

Ed è americano non per la sua forma (che pure…) o perchè il protagonista è Armie Hammer ma perché contiene temi e idee che da decenni permeano il cinema statunitense. L’espediente pensato per creare salivazione nelle bocche degli spettatori potenziali (un soldato è bloccato nel deserto perché ha messo un piede su una mina, se lo solleva esplode) non è un’esclusiva oltreoceanica, Denis Tanovic già aveva girato qualcosa di simile e non è l’unico. È tutto ciò che accade al soldato semmai, le ossessioni che ne funestano la testa, le visioni, i problemi, il carico di conflitti che si porta dietro e che esploderanno nelle terribili notti desertiche, ad essere americano e a iscrivere il film all’albo del cinema statunitense.

A noi poi il film “suona” (letteralmente) americano perché i dialoghi, specie nella pr...