Prima il museo di storia naturale di New York, poi nel secondo film lo Smithsonian e ora la trasferta al British Museum. Cambiano i contenitori ma non il succo. Di museo in museo infatti non cambia l’odissea di un guardiano attraverso una serie di artefatti che prendono vita e non sanno di essere artefatti animati, tra esseri umani da convincere (con relative gag) e animali da combattere. Non cambia nemmeno l’idea comica di avere di volta in volta strane opere o sculture peculiari che reagiscono ai passanti come personaggi della propria epoca (stavolta è la statua di cera di Lancillotto), aumenta solo la brigata che ogni volta il guardiano si porta dietro, costituita dal meglio dei personaggi conquistati nell’episodio precedente (la personificazione del principio base dei sequel “more of the same”).

Questa volta dunque l’avventura tutta in interni di Shawn Levy si divide in tre blocchi: quello principale di Ben Stiller e Robin Williams, quello dei pi...