Quando, nel 2004, Park Chan-wook presentò a Cannes il suo Oldboy, sanguinosa odissea di vendetta di un uomo rinchiuso in una stanza per vent'anni senza apparente motivo, lo scroscio di applausi probabilmente lo si poteva sentire fin nella sua patria coreana. Quentin Tarantino lo definì "il film che avrei voluto fare", e il Premio Speciale della Giuria consacrò Park al rango di autore con la A maiuscola.

Il 2004 non è molto lontano, e Oldboy è un film diventato troppo di culto perché il remake di Spike Lee in uscita a breve nelle sale di tutto il mondo non sollevasse polemiche sin dallo stato larvale. Polemiche che ruotano attorno al sempiterno dubbio: a cosa serve raccontare di nuovo una storia già egregiamente narrata da qualcun altro?

Certo, se dovessimo tenere anche in minima considerazione l'eventuale inutilità dei remake, metà del patrimonio cinematografico mondiale andrebbe a farsi benedire; e non n...