È una storia sbilenca quella di Il Padre d’Italia, che prende direzioni strane e svolta quando meno te l’aspetti, a tratti vuole essere molto convenzionale poi in altri punti invece sa essere sorprendente. Così altalenante che davvero non lo si può considerare impeccabile o centrato al 100%, eppure forse proprio per questa curiosa imperfezione nel film persiste un fascino originale, personale e accattivante. La più classica avventura di “liberazione” dai propri demoni tramite un viaggio, messa in mano a due persone realmente particolari, con esigenze uniche e intenzioni umanissime.

Il secondo lungometraggio di finzione di Fabio Mollo è infatti la storia di due esseri umani diversi fra loro che si incontrano per caso. Un gay dalla vita inquadrata, abbattuto da una storia appena finita, una cantante scapestrata ampiamente incinta ma poco interessata alla gravidanza. Il primo, per senso del dovere, cercherà di accompagnare la seconda a casa (se non altro) finendo in una rete di obblighi, ...