Questa volta non ci sono le grandi location, i luoghi esotici o la Roma patinatissima dei film precedenti, questa volta il consueto grande cast che anima i film di Paolo Genovese si muove intorno a un tavolo, in uno spazio stretto in cui il confronto è verbale e non più fisico, fatto di corpi in cerca l’uno dell’altro, e il film ne guadagna.

Perfetti Sconosciuti è sicuramente l’opera più quadrata, compiuta e seria della carriera del regista di Immaturi. Nonostante non rinunci mai al tono più leggero e alla risata, questa volta Genovese riesce ad accompagnarla ad una scrittura molto più precisa, senza i soliti grumi risolti con sequenze ruffiane, ma scorrevole e soprattutto determinata.

La determinazione di Perfetti Sconosciuti sta nell’avere una chiara idea della direzione da prendere e del senso da dare ad ogni scontro o incontro verbale. Il solito buon cast di attori notoriamente bravi (da Giallini a Mastandrea, da Kasia Smutniak ad Alba Rohrwacher fino a Giuseppe Battiston,...