In Italia si chiamava Voices il precedente capitolo di Pitch Perfect, ed era una commedia di grandissima sapidità, fondata tutta sul dialogo, che sembrava capace di più di quel di cui faceva sfoggio. Sul canovaccio dei film da “grandi talenti”, i cui esponenti principali in questi anni sono stati quelli di ballo da strada (ma l’elenco è lungo), inseriva il grande successo televisivo delle storie di cantanti (da cui nascono i molti talent show a tema) per prendere in giro tutti e nessuno. Da Glee a X-Factor, da Step Up a Saranno famosi era tutto un bersaglio mancato da un film comunque divertente, che sembrava eccessivamente preoccupato di aderire alla categoria bersagliata. Problema scampato dal sequel che aggiusta il tiro e spara con più decisione e potenza di fuoco nella direzione migliore, quella della società.

Questa volta Kay Cannon, libera dall’ingombro dato dal dover rispettare il libro da cui il primo film prendeva le mosse, è lasciata a briglie sciolte....