Race - Il colore della vittoria
di Stephen Hopkins
31 marzo 2016
Era molto, troppo semplice raccontare la storia di Jesse Owens, atleta afroamericano che vinse 4 medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino volute, organizzate e pompate dai nazisti. La parabola di un grande uomo dalle origini umili che solo facendo il suo dovere vince la partita con se stesso, i suoi rivali e più in grande con la storia, salendo 4 volte sul gradino più alto del podio davanti a Goebbels e Hitler, ha un cuore cinematografico così forte che nemmeno Leni Riefenstahl, nonostante la vicinanza al regime, riuscì a trascurarla in Olimpia, il suo film celebrativo sulle Olimpiadi.
Stephen Hopkins di certo non ha un tratto sottile o un fare moderato e così trascina la storia nel vortice della retorica senza esitazioni e senza dubbi. È convinto che quel modo di mettere in scena sia l’unico che conti. Come spesso capita però, proprio le storie molto semplici da raccontare sono quelle che meriterebbero la maggiore attenzione e cautela.
Stephen Hopkins di certo non ha un tratto sottile o un fare moderato e così trascina la storia nel vortice della retorica senza esitazioni e senza dubbi. È convinto che quel modo di mettere in scena sia l’unico che conti. Come spesso capita però, proprio le storie molto semplici da raccontare sono quelle che meriterebbero la maggiore attenzione e cautela.
Il risultato è un film biografico molto classico,...
Con un tratto troppo grosso, retorica troppo potente e decisamente troppa voglia di celebrare senza farsi domande, Race è una delusione
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