Avevamo tutti un’idea di cosa dovesse essere Il Ragazzo Invisibile, cosa volevamo fosse: da chi sperava in un blockbuster americano in tutto e per tutto, a chi si augurava una via italiana al genere, a chi infine, visto il coinvolgimento di Salvatores, auspicava qualcosa di più alto, più vicino a Lasciami entrare. Il film invece, benchè cerchi di trovar casa tra una vita italiana e un prodotto più d’autore che commerciale, non è niente di tutto ciò e forse in questa sta la sua maledizione peggiore.

Il ragazzo invisibile è una storia di bambini più che ragazzi, raccontata perchè sia comprensibile più agli adulti che ai “giovani adulti” (il target a cui gli americani indirizzano i loro cinefumetti), più ai bambini stessi che agli adolescenti. È paternalistico e poco smaliziato, non indugia su quel che può affascinare un ragazzo ma su quel che gli adulti amano pensare dell’età preadolescenziale. È insomma difficile immaginare che un film simile possa appassio...