Il nuovo lungometraggio di Mamoru Hosoda è il successore spirituale di Wolf Children, di quella storia riprende la metafora della bestialità contrapposta all’umanità e continua a raccontare come si cresca e come si cambi, quanto cioè il momento della formazione possa rivoluzionare una persona. A mancare è però quel tono intimista al quale Hosoda sceglie di preferirne uno più d’azione, fondando la storia su una serie di confronti finali che forse sono la parte più debole e insieme più urlata di un film che invece in molti punti dimostra di saper vivere anche di allusioni. Se in Wolf Children una mamma umana si trovava a dover crescere di nascosto da tutti due bambini lupo, in The boy and the beast un bambino umano è cresciuto in un mondo parallelo, popolato da bestie parlanti; in entrambi, una volta adolescenti i bambini devono scegliere cosa essere, a che mondo appartenere, sapendo bene che qualsiasi scelta ferirà persone a loro care.
Con una madre morta e un padre divorzia...
Il nuovo film di Mamoru Hosoda prosegue il discorso di Wolf children ma forse con troppa poca decisione. Lo stesso The Boy and the Beast è imperdibile
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