La cosa più importante di Open windows è che risponde ad una domanda inespressa che era nell’aria: quando cioè il genere del found footage (che mai è cresciuto in quantità e varietà come in questi ultimi anni) avrebbe incrociato quello nato in rete dello screencasting?
Dopo Noah, un cortometraggio presentato un paio di anni fa a Toronto che importava nel mondo del cinema tradizionale la tecnica sperimentata in rete, Nacho Vigalondo si è preso la briga di fare un intero film in screencasting.
Si tratta di quella tecnica per la quale tutto quel che si vede è lo schermo di un computer e ogni cosa accade lì dentro. Nasce nei tutorial online (che mostrano cosa fare sullo schermo direttamente), diventa esperimento narrativo con un buon numero di webserie e ora al cinema incontra il genere, nello specifico il thriller. È in questo punto quello del genere, che lo screencasting si fonde con il found footage, cioè con quell’idea che tutto sia ripreso da qualcuno effettivamente e quin...
Il primo film per il cinema in screecasting è una grande delusione. Open windows è un thriller che flirta con il found footage ma di una folle implausibilità
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