Srotolando una trama in cui un intreccio molto basilare (per un errore una scuola blasonata della Toscana invita per uno scambio culturale non un istituto di Accra, nel Ghana, ma uno di Acerra, Campania) è raccontato attraverso la diligente presentazione di personaggi in quadretti comici dall’umorismo di dettagli e dalla recitazione poco caricata, La scuola più bella del mondo parte come una commedia italiana degli anni ’50, con una distensione e una serenità narrativa insospettabili.

Lontano dalla densità, anche visiva, di Un boss in salotto (dove tutto riempie l’immagine) e più vicino al solare favolismo di Benvenuti al sud, il nuovo film di Luca Miniero inizia riproponendo il vero stile classico della commedia italiana (qualcosa che molti tentano ma che non riesce a nessuno).

Peccato che nella seconda parte lentamente il film cambi, scivoli gradualmente dal rigorosissimo cinema anni ’50 (talmente semplice da essere di una precisione inesorabile nei rapporti c...