Ci sono tre storie dentro Sole Alto, tre storie che si svolgono in tre epoche diverse ma hanno al centro i medesimi due attori, di volta in volta interpreti di una coppia diversa. Ciò che non cambia è il fatto che appartengono a due etnie differenti interne alla Jugoslavia o (in seguito) ex Jugoslavia, due persone che in diverse epoche non possono non amarsi nonostante diversi conflitti, e quindi lutti, li tengano separati o spingano altri a volerli tenere separati.
La premessa non è il massimo dell’originalità ma è anche evidente che la maniera in cui Dalibor Matanic la mette in scena non lesina quanto ad idee. I tre segmenti vivono di rapporti molto diversi tra loro, spaziano tra l’amore idealizzato a quello violento, da quello finito e forse ricostruito a quello dal puro appeal sessuale, ogni volta scatenando la curiosità che muove lo sguardo dello spettatore.
La premessa non è il massimo dell’originalità ma è anche evidente che la maniera in cui Dalibor Matanic la mette in scena non lesina quanto ad idee. I tre segmenti vivono di rapporti molto diversi tra loro, spaziano tra l’amore idealizzato a quello violento, da quello finito e forse ricostruito a quello dal puro appeal sessuale, ogni volta scatenando la curiosità che muove lo sguardo dello spettatore.
Con un occhio al naturalismo spinto e uno all’elemento umano in esso, Sole Alto sguazza negli stereotipi del cinema d’autore...
Diviso in tre e dotato di ambizioni intellettuali sfrenate, Sole Alto riesce ad evitare i più odiosi clichè e creare un ambiente sia ostile che desiderabile
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