Costretto ad adattare lo stile che aveva portato alle estreme conseguenze a partire da The Tree Of Life ad una narrazione più o meno canonica, ad eventi in sequenza (più o meno) e ad un’idea di trama, Terrence Malick realizza un ibrido tra i suoi primi 4 film e i successivi, quelli più meditabondi e centrati su un uso totale dell’immagine (come filo conduttore, centro dell’astrazione, polo d’attrazione dello sguardo e campo principale della sperimentazione assieme al montaggio).

C’è sempre Emmanuel Lubetzki alla fotografia, vero coautore degli ultimi film e cocreatore di uno stile imitatissimo, quindi le immagini e il gusto per la rappresentazione della luce sono quelle folgoranti a cui ci hanno abituati. In Song To Song ci sono dei momenti in cui sembra che tutto il film sia stato fatto solo per poter guardare come il sole al mattino entra dalle finestre nelle case e illumina porzioni di parete o di parquet, e per alcuni attimi sembra ne sia valsa la pena.

Ma in linea di massima tutto...