C’è uno dei più vecchi ed abusati clichè nella locandina di Split. Il volto del protagonista (James McAvoy) riflesso in una superficie spaccata, segno convenzionale per l’identità multipla, la personalità dissociata, il conflitto interiore. Come una sinfonia ben composta però Split parte semplice, esponendo il suo tema, e poi via via che prosegue rende sempre più complessa l’orchestrazione, aggiunge elementi, complica la storia, amplia le ramificazioni fino al grande concerto del finale, in cui convergono elementi di generi diversi e addirittura confluiscono altri film. Come le personalità del protagonista i livelli di lettura del film si ammassano, come se tante opere differenti fossero in uno stesso semplice film.

È una costruzione inusuale, possibile solo con la tecnica che padroneggia M. Night Shyamalan, capace di comporre ogni inquadratura per suggerire, abile nel lavorare su ogni angolo dello schermo, posizionando oggetti, facendoli muovere o scegliendo in ogni istante il punto m...