Il miracolo di questo film che affronta esplicitamente quel che nel cinema è spesso solo suggerito è che ci sia Bill Murray. L’attore è noto per selezionare i film cui partecipa con il misurino, per essere difficile da raggiungere e non avere un agente (un ostacolo in meno nello scegliere solo i titoli che ha voglia di fare e non quelli che convengono).

Eppure ha preso parte a questo film indipendente (nel senso più convenzionale) e buonista (in quello meno inventivo).

Il suo Vincent è un personaggio che come spesso capita viene presentato con una certa grazia, a mille miglia da quel che sappiamo del Bill Murray moderno e forse più vicino ai personaggi che interpretava da giovane (cinici e bastardi non solo a parole ma sul serio, con i fatti), per poi lentamente rivelare se stesso in una discesa verso il basso del film, da particolare a convenzionale. Lo strano, il deviante, il cattivo ricondotto alla normalità, anche chi sembra diverso in realtà non lo è.

Peccato quindi che l...