Mai serie di film fu più uguale a se stessa di quella di Step Up.
Perfetta macchina dai facili incassi (basso budget, stellette televisive di seconda categoria, alto interesse del pubblico), caratterizzata da meccaniche basilari (lui e lei vengono da due mondi diversi rappresentati da stili di danza differenti e la loro unione, funestata dai rispettivi diversi background, sarà sancita dalla fusione danzereccia), ogni nuova iterazione di Step Up conferma la precendente e prepara per la successiva, ripetendo un formato sentimentale che non è certo nato con i film di danza di strada e associandolo ad una progressiva maturazione dei personaggi benchè non siano sempre i medesimi.
Si è cominciato con i problemi scolastici, poi le accademie e le università, poi il lavoro e ora la protesta. Ogni film ha un tema, un velo che blandamente ricopre e dà un colore diverso al medesimo disegno, giusto per salvare le apparenze. Stavolta è la pro...
Arrivato al quarto episodio senza cambiare una virgola, Step Up continua a ripetere se stesso all'infinito mutando solo i passi di danza. E per fortuna...
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