Il giovane regista belga classe 1983 mette le carte in tavola fin dall’inizio del suo affascinante ma leggermente già visto Violet.
L’omicidio cui assisteremo all’interno di un centro commerciale è visto attraverso le camere di sorveglianza, quando l’addetto alla stanza dei monitor si è assentato. Diciamo che nemmeno Brian De Palma sarebbe stato così glaciale.
L’approccio di grande distanza psicologica continuerà anche dopo e riguarda la distanza della macchina da presa dalla mente, più che dal corpo, del protagonista del film Jesse, l’adolescente biondo che del morto era amico e del morto ha visto gli ultimi atti di vita senza poter fare più di tanto. Qualcuno nella sua cerchia lo accuserà per questo di essere un vigliacco. L’omicidio? Una rissa non chiara tra ragazzini in cui abbiamo visto chiaramente (ma solo noi) chi è l’assassino per via del suo strano taglio di capelli.

Ecco il secondo film del Concorso del Torino Film Festival 2014...