È lineare e molto semplice Cold in July: c’è uno strano caso di omicidio che apre il film e coinvolge un ignaro corniciaio, la temuta vendetta dei parenti del morto e la polizia che cerca di proteggere il suddetto corniciaio. Tutto secondo le regole. Solo che in questa storia di stati del sud si inserisce il torbido e già dopo un terzo della durata la frittata si rivolta, quasi nessuno (corniciaio escluso) è quel che sembra e a metà film saremo ormai da tutt’altre parti, le alleanze saranno completamente diverse, entrerà in scena un fenomenale detective privato/allevatore di maiali interpretato da Don Johnson e il film diventerà un clamoroso vengeance movie.

Se dovessimo dare una motivazione sola per vedere questo film di Jim Mickle tratto da un racconto di Lansdale è il rigore dei sentimenti da western che si intravede dietro una spessa coltre di virilità, la dura scorza che non nasconde ma anzi esalta l’umano. Allo spaesato Michael C. Hall, che passa tutta la storia...