Keeper ha un problema e non è di scrittura, non è di recitazione o di messa in scena, quanto di empatia con i protagonisti (quindi tutte e tre queste componenti insieme). Non si tratta di farsi piacere i personaggi, perchè di figure centrali antipatiche, scontrose e odiose è fatto anche il cinema migliore, è una questione di suscitare a ripetizione sempre la medesima reazione, che è una di respinta, anche quando, si intuisce, sarebbe il caso di avvicinarsi di più a loro e ai loro problemi.

Presi da un imprevisto non da poco, l’arrivo di un figlio non desiderato, i due protagonisti minorenni di Keeper sono di fronte a moltissime scelte, devono prima capire se intendono tenere il bambino e poi subire attacchi da parenti, amici e dalla propria voglia di vivere una vita libera, fino a che il bambino non nasce e ovviamente anche dopo. Tutto solo per mantenere fede a questa scelta. Eppure, ad ogni momento, ad ogni cambio di idea e ad ogni scelta definitiva, sembra impossibile stare dal...