È cinema provinciale quello a cui prende parte Maurizio Battista, un film che scrive, interpreta e nel quale si lascia dirigere da Francesco Pavolini (già regista di una serie tv anch’essa a carattere provinciale come I Cesaroni). Non c’è dubbio che l’intento principale sia soddisfare il pubblico più folto del comico (quello romano) e poi in seconda battuta creare qualcosa di digeribile dal resto del paese. Non è solo una questione di dialetti e inflessioni (dal secondo dopoguerra il 95% della comicità italiana è dialettale) ma proprio di mood romano. Uno, anzi due non è certo il primo film a carattere comunale a provenire da Roma (lo stesso Battista ne aveva realizzato un altro con Enzo Salvi in passato), tuttavia è permeato di un’autentica leggerezza e di una sincera (e riuscita!) aura d’altri tempi che lo elevano sopra la media.
Il film non fa mai mistero del suo personalismo, è una questione per amanti dell’umorismo di Battista e basta, non cR...
È cinema comunale romanesco quello di Uno, anzi due ma a grande sorpresa realizzato con gran un gusto per il paradosso e per l'esibizione di corpi inusuali
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