Sgomberiamo subito il campo, Belluscone per fortuna non è un (ennesimo) film su Berlsuconi, ma uno che raccontando un’umanità paradossale e grottesca gira intorno alla percezione e alla maniera in cui la mafia sicula è vissuta ai livelli più piccoli e bassi, mirando a mettere in scena (come sempre per Maresco) un universo di minuscola umanità vitale e assurda, per questo affascinante più degli individui noti e prestigiosi di cui si parla. E la cosa più liberatoria è proprio la maniera in cui Maresco si diverte (grazie a Dio) a giocare con vero e fasullo, reale e inventato, a partire dallo spunto, facendosi gioco di ogni etichetta d’inchiesta. In teoria infatti Belluscone è un film in cui Tatti Sanguineti (critico e storico del cinema) si mette sulle orme di Maresco, scomparso misteriosamente mentre lavorava ad un film sui legami tra Berlusconi e la mafia siciliana. Sanguineti cerca di capire cosa sia successo, studiando e guardando il footage di Maresco, tra neomelodici nap...