Saverio Costanzo torna ad aggredire i nostri sensi con Hungry Hearts, il film più inquietante e bello del Concorso veneziano fino a questo momento.

Che qualcosa puzzi alla vegana Mina nella storia d’amore con l’ingegnere Jude è chiaro fin dalla prima scena che vede i due rimanere bloccati nel bagno maschile di un ristorante cinese dove lui ha una sorta di attacco di dissenteria facendole tappare il naso per via di sulfuree zaffate.
Qualcosa puzza.

Sembra una gag comica, e in un primo momento lo è, ma poi alla fine assumerà tutti i connotati di una premonizione di sventura e un segno di futuro inquinamento nella vita della nostra Mina, ossessionata dalla purezza di un corpo che va difeso a tutti i costi dai miasmi della società contemporanea.
Saverio Costanzo è fatto così. Prende uno spunto cinematografico e si diverte a destrutturarlo attraverso mille contaminazioni, soprattutto con il cinema di genere horror e thriller che lui sembra amare moltissimo e che sempre, fin dal ...