Nella semplicità archetipa della trama sta tutto il suo fascino. Mimmo è un sgherro di un piccolo clan mafioso romano, imprenditori edili che fanno impicci, gestiscono prostitute e chiedono un po’ di pizzo. Lui è il nipote del boss, un po’ scemo, una montagna di cento chili, bolso ma preciso e affidabile, se non lavora al cantiere lo mandano a riscuotere i soldi o a ritirare escort, incarichi di poco conto e poca responsabilità. È una persona silenziosa e tranquilla, lui semplicemente non vuole problemi, invece i problemi verranno da lui nella persona di Tanya (rigorosamente con la y), ragazzina-escort da portare in pasto al cugino (il figlio del boss, dallo squallido stile opulento-mafioso). Per colpa di Tanya Mimmo perde la ragione e fa quel che non dovrebbe fare. A quel punto al timido (ma violento) Mimmo e alla spregiudicata (ma disperata) Tanya non rimane che nascondersi e cercare di scappare prima che il clan li faccia fuori.

È Carlito’s Way, in un certo senso, ...