La montagna ha partorito un topolino con accento americano.

Il quinto film in Concorso a Venezia di Abel Ferrara (una storia d’amore tra lui e la manifestazione scoppiata nel 1993 con il torrido Snake Eyes) è anche uno dei suoi più brutti soprattutto vista l’altezza vertiginosa del soggetto in questione: Pier Paolo Pasolini. La prima grande curiosità di Pasolini era legata alla parlata di Dafoe, il quale alterna un italiano con pesantissimo accento americano (“Mi alzo mama“, “Yes mameta“, “Petto e polo” “Le spagheti” “Mica ti fichi nei guai?“) a un americano fluido senza che ci sia un grande senso nelle scelte. Anzi c’è. Quando Pasolini deve condurre un’intervista impegnativa con un giovane Furio Colombo (Francesco Siciliano), Dafoe parla in inglese visto che l’eloquio deve permettere fluidi attacchi alla società capitalista, riflessione sui suoi film (“O li faccio o mi suicido” propri...