È contemporaneamente ingiusto e necessario guardare a The look of silence e pensare a The act of killing. Perchè il nuovo documentario di Joshua Oppenheimer sceglie di tornare sui luoghi e sugli argomenti del precedente (di fatto apparendo come un sequel) e nonostante un approccio, uno stile e una finalità diverse da quel clamoroso capolavoro che aveva realizzato sul rapporto tra rimorso e finzione, lo stesso è il film in primis a echeggiare il suo precedente. Neanche a dirlo da quest’impossibile confronto The look of silence ne esce distrutto ma l’impressione è che anche in assoluto sarebbe risultato come un documentario mediocre.

I primi richiami a The act of killing arrivano in alcune riprese di diversi anni fa in cui alcuni dei killer dell’esercito indonesiano al centro di quel film rimettono in scena e illustrano i loro omicidi, esattamente come facevano lì. A quelle persone si rivolge il protagonista di questa storia, fratello di una vittima che ora, decenni dop...