L’omicidio Rabin è per la società israeliana quel che l’omicidio Kennedy è per quella americana, un trauma filmato. Ripercorrendo l’idea di un film inchiesta come il JFK di Stone, Amos Gitai implicitamente afferma questo. Il suo Rabin, The Last Day non inscena la finzione come faceva Stone ma, appartenendo anche ad un’altra era del cinema, esamina l’accaduto brevemente a partire dal video di repertorio e poi più lungamente lo alterna con delle ricostruzioni della commissione d’inchiesta e della prigionia dell’assassino (subito arrestato) fatte con attori. Tuttavia è proprio nell’impianto visivo che il film fallisce, svelando quelli che inevitabilmente erano gli intenti ideologici.
Gitai ha una sua idea su tutta la questione, come probabilmente qualsiasi israeliano dotato di senso civico, ha un preciso pensiero su cosa questa morte abbia sancito (il trionfo della politica dell’odio e dell’accrescere della violenza), da cosa sia...
Cinema buono per chi dei film ama i contenuti e si disinteressa della forma, Rabin, The last day non ha senso d'esistere su uno schermo è pura opinione
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