Se Les Beaux Jours d’Aranjuez sembra un ritorno al passato per Wenders è perché è proprio così.

Peter Handke è un vecchio amico di Wim Wenders, i due hanno collaborato in una serie di film il più famoso e celebrato dei quali è Il Cielo Sopra Berlino. Ora Wenders mette in scena un suo testo teatrale in un film in 3D. Certo questo non è motivo sufficiente per realizzare un film così fuori dal tempo e fieramente lontano dal pubblico, non è ragione sufficiente per mettere sul piatto un’impietosa sequenza di dialoghi senza avere la capacità narrativa (e qui parliamo proprio del lavoro di regista) di affascinare lo spettatore lavorando di messa in scena. E anche il consueto fantastico 3D che il regista realizza con Josephine Derobe (il migliore in assoluto che il cinema abbia conosciuto) ammalia ma non basta. Non a caso la parte migliore di tutta l’opera è la serie di immagini di Parigi deserta in 3D, con in sottofondo Perfect Day di Lou Reed, che apre la storia.

Di drammi a due, tutti dialo...