Il Contagio
di Matteo Botrugno, Daniele Coluccini
28 settembre 2017
Ad un certo punto la voce fuoricampo di Vincenzo Salemme, scrittore di libri legato al palestrato Vinicio Marchioni da una storia d’amore omosessuale segreta, descrivendo il rito della cocaina che i due consumano prima dell’amplesso, con le sue parole auliche parla di una “strana solennità” della droga.
“Strana solennità” è anche la maniera migliore per descrivere l’atteggiamento di Il Contagio, secondo film di Botrugno e Coluccini dopo Et In Terra Pax, di nuovo contaminato da una gravitas calcata ed enfatizzata. Storie piccole e umane, di periferia e di scalate sociali, di indigenza e di miseria, ma riprese al ralenti, inquadrate per enfatizzarne i toni religiosi che il film precedente metteva in chiaro già dal titolo.
Non sappiamo se i due registi e sceneggiatori abbiano una formazione religiosa né se siano religiosi, di certo le loro due opere hanno entrambe un’impronta narrativa religiosa, si muovono cioè lungo una “strana solennità” che richiama quella dei racconti biblici: piccol...
In un condominio si intrecciano storie di povertà ed ascesa sociale, amore e tradimenti, ma Il Contagio sembra pensare solo a sè, alla propria solennità
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