Foxtrot
di Samuel Maoz
22 marzo 2018
Il prodotto principale di Foxtrot è il fastidio. È ciò che il film di Samuel Maoz (quello che vinse il Leone d’Oro con Lebanon) scatena prima di tutto e alla fine, è il risultato maggiore dei suoi esiti. Il fastidio inizia a scatenarsi alla fine del primo atto, quando dopo aver visto una famiglia a cui viene annunciata la morte del figlio maschio, in quel momento sotto le armi, arriva il primo grande twist che di colpo cambia genere al film, ed è fastidio per una messa in scena che si fa grottesca e allegorica senza una vera ragione, senza un motivo. È poi fastidio per i suoi personaggi che come bambini pretendono di essere compresi dal pubblico nel loro dolore inespresso che dovrebbe passare per piccole continue ossessioni.
Poi il fastidio monta, perché diventa anche fastidio per il fatto che tutto sembra rimandare ad altro, anche le scene nel posto di blocco militare che occupano la seconda parte del film, quella dedicato alla rappresentazione della guerra come follia, così dense di ...
Una famiglia che riceve la notizia della morte del figlio e cosa è accaduto a questo figlio in guerra, Foxtrot incrocia i piani con una puerilità disarmante
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