C’è un segno evidente che Manhunt è un film pensionistico, uno di un regista che per quanto immenso si trova nella fase pantofolaia della sua carriera: l’uso del green screen.

Per quanto John Woo in Manhunt dimostri di essere capace di partorire e immaginare ancora alcune tra le scene d’azione più inventive e divertenti, di saperle riprendere per dire qualcos’altro che non siano i soli eventi, l’uso e l’abuso di computer grafica esattamente in quei punti in cui una volta usava veri stunt uccide la componente fondamentale del suo cinema.
I suoi wuxiapian polizieschi in cui la realtà si piega alle leggi della poesia, diventano opere di un regista seduto e non di uno in piedi grazie al green screen più povero. E il rifiutare una lavorazione più ardita e complessa non sembra nemmeno avere nulla a che vedere con l’età (basta vedere cosa fanno Scorsese o George Miller).

I green screen sono la punta più evidente ma tutto Manhunt è un film seduto. Doppiatissima senza trovare sempre il sync mig...