L’impressione che si ha lungo tutto Wonder Woman è che chi ha diretto il film non sia la stessa persona che l’ha concepito. La ragione è che l’alternanza tra momenti estremamente potenti e visivamente impressionanti, e altri di sconfortante banalità e terribile ridicolo, è tale da far pensare che non sia stata la medesima testa a concepirli.
La storia di Diana, della sua isola e di come affascinata dall’arrivo di un uomo abbia deciso di uscire dalla sua gabbia dorata per andare a mescolarsi con la razza umana, aiutarla, scoprire cosa sia (davvero) la guerra e la complessità di chi non è divino ma totalmente compromesso con le bassezze del mondo concreto, è un’avventura tra il femminile e il femminista, come si poteva prevedere, che si diverte a lanciare delle frecciate, non teme di suggerire che sull’isola Paradiso si pratichi l’amore lesbico e nel complesso...
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