Per parlare oggettivamente di Into Darkness: Star Trek bisognerebbe essere un robot. Anzi no, un vulcaniano. Come il Signor Spock. No, non il Signor Spock di Into Darkness: Star Trek, che ha una vocazione vulcaniana paragonabile a quella di Stephen Hawking come ballerino di salsa. Il Signor Spock della serie tv originaria, trasmessa tra il 1966 ed il 1969, di cui Star Trek (2009) e l’attuale sequel costituiscono l’acclamato reboot.

Per giudicare correttamente questo film, diretto dallo scaltro J.J. Abrams (già tessitore di destini naufragati in Lost e attuale detentore delle sorti dei futuri Star Wars), occorrerebbe conoscere bene la saga di origine, e possedere al contempo una sorta di atarassica capacità di archiviare la nostalgia legata ad essa, per ridurre il tutto a un mero accumulo di nozioni utili alla comprensione della trama. In breve: conoscere il passato e distaccarsene con calma olimpica e cuore serenamente rivolto al futuro. Chi scrive, purtroppo...