L'inizio di Miss Violence è tutto. Festa di compleanno di una bambina di 11 anni in un interno borghese. I parenti stretti, la mamma, i nonni, le due sorelle e il fratello, musica, cappellini a punta, festoni e la torta, tutto è idilliaco finchè la festeggiata non apre la finestra e si butta di sotto.
Di questa dicotomia tra ciò che appare e ciò che è nascosto a forza sotto gli abiti stirati e i mobili a posto vive tutto il film, che ha un crescendo di violenza costante e inesorabile, tutto mirato a lasciare che il marcio e quindi la causa del suicidio si scopra in maniera lentissima, perchè non è un elemento riconducibile ad un fatto solo ma un magma che si sparge e contamina tutto.
Non solo, il grandissimo pregio di narrazione e messa in scena di Miss Violence è di confondere le carte nella mente dello spettatore, a lungo incapace di capire bene i ruoli nella famiglia: chi sia figlio di chi, chi sia sorella di chi e ...
L'interno di famiglia greco del concorso di Venezia si mostra spietato ma senza una vera motivazione. Non risparmia atrocità ma chiude la storia con poca capacità di creare senso...
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