Fonte: The New York Times

Continuano le riprese da Il Codice da Vinci in Francia, e il New York Times dedica un articolo nella sua sezione Movies proprio al fenomeno cinematografico dell'estate (la crew del film girerà mezza Europa per effettuare le riprese).

L'articolo si sofferma sugli ingredienti giusti che ha il film per diventare uno di quei successi di cui Hollywood ha tanto bisogno, e che fanno della "semplicità " la propria carta vincente: un libro-bestseller che ha venduto 36 milioni di copie, uno sceneggiatore premio Oscar come Akiva Goldsman, e un regista altrettanto amato come Ron Howard, un attore strapremiato come Tom Hanks in cima al cast.

Eppure… eppure sembra che la produzione sia molto più complicata di quanto ci si aspetterebbe. Tanto che la Sony, che sta dietro al film, ha segretato completamente la sceneggiatura, cacciato ogni estraneo dal set, si è rifiutata di discutere con i giornalisti della realizzazione del film (se non vagamente) – e chiunque abbia a che fare con la produzione ha dovuto firmare fogli su fogli.

Un portavoce della Sony ha spiegato che non c'è niente di segreto, semplicemente perché la storia la conoscono già tutti. Tuttavia alcuni analisti e personaggi collegati al progetto riconoscono che forse i motivi di tante precauzioni vengono dalla natura potenzialmente incendiaria dei temi trattati nel film (come sapete il libro elabora fantasie costruite contestando alcuni dogmi della Chiesa di Roma): già prima ancora dell'inizio della produzione lo studio ha ricevuto lettere di protesta da parte di gruppi religiosi, con richieste tipo quella di mettere una scritta, prima del film, che dicesse che si trattava di fiction – in particolare le proteste sono arrivate da simpatizzanti e membri del movimento religioso Opus Dei, dipinto particolarmente male nel libro. Ma alcuni responsabili della produzione sostengono di aver consultato esperti per far si che dalla sceneggiatura non traspaiano motivi di offesa per alcun gruppo religioso. Anche se una delle richieste fatte allo studio, oltre ad eliminare la premessa centrale del libro (Gesù che avrebbe sposato Maria Maddalena) o renderla comunque più ambigua, è di togliere il nome Opus Dei.

Non si sa se lo sceneggiatore Akiva Goldsman abbia accettato o meno questi cambiamenti. Certo apporterà le correzioni suggerite da alcune esperti riguardo i segnali "scoperti" in alcune opere d'arte dall'autore – errori storici abbastanza imbarazzanti a quanto pare.
Comunque, guardando la pubblicità che la Sony sta facendo al film, sembra che la produzione si concentri soprattutto sugli aspetti thriller del libro, piuttosto che su quelli religiosi.

Insomma, a un anno dall'uscita, il film tratto da Il Codice Da Vinci si rivela già un caso controverso. Difficile che le ipotesi sul matrimonio di Gesù vengano celate: se ciò accadesse i fan del libro potrebbero ribellarsi – e se ciò NON accedesse, a ribellarsi potrebbero essere molti spettatori credenti.

E' la preoccupazione maggiore del presidente del Marketing della Sony: fare un film di intrattenimento il più vicino possibile al libro. Questi sostiene che la chiave per renderlo accettabile e "venderlo" anche a chi potrebbe considerarlo offensivo sta nel trasformarlo in uno strumento per discutere le origini della religione, magari anche mettendone in discussione le sue stesse radici. "nelle nostre società noi nasciamo con la religione dei nostri genitori", sostiene. "Questo film può servire a far pensare la gente, a far sì che non tutto sia dato per scontato". Vedremo cosa ne penserà il pubblico tra dieci mesi…