Sembra proprio che uno dei problemi dei moderni blockbuster sia il tempo. Mentre le regole commerciali consiglierebbero di accorciare la durata di una pellicola (per permettere un maggior numero di spettacoli giornalieri), ultimamente i registi sembrano essere troppo innamorati delle loro riprese per togliere qualcosa al montaggio. Il problema è che, per un Signore degli Anelli (in cui la durata è perfetta per l’opera trattata), ci sono decine di King Kong autoindulgenti. Sembrerebbe proprio questo il difetto principale di Pirati dei Caraibi 2, pellicola che comunque è stata decisamente apprezzata dalla critica (al momento, ha un 79% di pareri positivi su Rotten Tomatoes).

Iniziamo da uno dei più scettici, Nick Schager di Slant Magazine:

“Anche per un sequel, Pirati dei Caraibi: la Maledizione del Forziere Fantasma utilizza la ripetizione a livelli estremi, poiché il suo principio guida, come nel caso del terzo atto del suo predecessore, è che ‘una volta è divertente, ma due è meglio’. In questo caso, abbiamo due cattivi, due triangoli amorosi, due padri che si sacrificano, due importanti sequenze in CGI che comprendono un leviatano e due sequenze molto movimentate in cui i personaggi scappano in una foresta tropicale.”

Decisamente opposta l’opinione di David Poland, che sul suo sito si lancia in un elogio della pellicola:

“Come Superman Returns, Pirati dei Caraibi 2 è troppo lungo di circa mezz’ora. E la sceneggiatura tende ad impantanarsi ogni volta che la storia ha un minimo di complessità. Detto questo, il film è di gran lunga il miglior prodotto di uno studio di quest’anno, spacca tutti e ci ricorda quale gioia dovrebbe suscitare in noi andare a vedere un grande film estivo”.

Di opinione simile Garth Franklin, il webmaster di Dark Horizons:

“Rispetto al suo predecessore, il film è più solido. La storia e gli elementi mistery sono più interessanti, le location più ricche e variegate, gli effetti digitali, che prima erano efficaci, ora lasciano a bocca aperta, anche se conserva qualche problema di ritmo (questa volta è la prima parte ad essere un po’ traballante, mentre la seconda è praticamente esente da difetti). Non si tratta solo del lavoro tecnico, perché in alcuni settori fondamentali (come la sceneggiatura, la recitazione e la regia), siamo su un livello analogo, se non superiore, a quello della prima pellicola”.

Infine, ecco arrivare l’opinione di Emanuel Levy, che dà al film un B+:

“Pirati dei Caraibi: la Maledizione del Forziere Fantasma, di Gore Verbinski, […] è un popcorn movie estivo per eccellenza, sempre divertente, quasi sempre ricco di idee, e raramente noioso, malinconico e presuntuoso come è invece l’altro grande film estivo dell’anno, Superman Returns di Bryan Singer”.

Insomma, un titolo che dovrebbe mantenere le promesse di divertimento e permettere di godere due ore e mezzo spensierate. Speriamo che sia proprio così…