“Polanski non è qui, ma si può davvero parlare di una sua assenza? E’ qui il suo lavoro, la sua passione, la sua anima: ho visto con lui Carnage tre settimane fa a Parigi e lui era entusiasta della pellicola, non abbiamo parlato del fatto che non sarebbe venuto, per palesi ragioni, a Venezia, ma parliamo di lui, discutiamo il suo lavoro: quanto, davvero, potrebbe essere più presente di così?”.

Con la sua barba lunga da Mastro Geppetto in attesa di dare la forma a Pinocchio e al suo naso, Cristoph Waltz, anche al solo guardarlo, emana tanta simpatia quanto il suo colonnello Hans Landa di Bastardi senza gloria risultava fascinosamente odioso. Quando poi invece di affidarsi all’inglese per rispondere alla domanda: “Con quante macchine da presa avete girato?”, decide di tentare in italiano e, seppur lentamente, ben scandisce un “Solo una, è cinema puro”, è difficile trattenere l’applauso da italiano orgoglioso di trovarsi davanti a un grandissimo attore che, chissà quando e perché, nel corso della sua vita si è impegnato a imparare qualche rudimento della sua lingua. E’ un po’ la stessa situazione che vive il passeggero dell’aereo costretto ad abbassare la testa quando i suoi connazionali battono le mani per un atterraggio riuscito bene, li apostroferà “provinciali” appena avrà modo di parlarne con un suo amico fuori dall’aereo e, nel frattempo, appena incrocia lo sguardo della bella hostess di turno, schiaccia ostentatamente i propri palmi sul sedile sotto le coscie proprio per dimostrare che no, proprio no, lui non fa parte di quel tipo di persone, ma in verità è felice che l’atterraggio sia andato bene, sa bene che è una delle fasi più pericolose del volo…

Tornando a noi, siamo all’incontro “ristretto” solo a parte della stampa (quella forse più simpatica, ma di certo non con le domande più illuminate possibili pronte sul taccuino) del film Carnage. Davanti a noi ci sono Kate Winslet, John C. Reilly, la co-sceneggiatrice (assieme a Polanski) nonché autrice della piéce da cui è tratto il film, Yasmina Reza e, come già anticipato, Cristoph Waltz.

“Siete tutti genitori: avete mai dovuto affrontare una situazione come quella dei vostri personaggi, ovvero dovervi scusare o ricevere le scuse, perché uno dei vostri pargoli è stato coinvolto in una rissa?" “No” risponde la Winslet, che continua: “Mi fa piacere però, come genitore, che i miei figli siano trattati come tutti gli altri quando vanno a scuola o al parchetto: a nessuno dei loro coetanei interessa che siano figli di persone famose”. Per John C. Reilly, papà di due maschietti: “Il problema non si pone, i miei figli sono perfetti”, mentre Waltz è papà da parecchi anni e così, quando gli tocca dare la sua risposta, la riflessione è piuttosto pratica: “I miei sono già cresciuti, se dovessero ferire qualcuno mi toccherebbe andarli a trovare in carcere, sono abbastanza grandi da ricevere denunce a loro nome”.

Quando la curiosità si sposta sui matrimoni, “diventano tutti tragici dopo qualche anno o ci sono eccezioni?”, la Winslet, da poco separatasi da Sam Mendes, preferisce glissare con un “no comment”, mentre Reilly è felice di ricordare a tutti che il suo sposalizio va ancora alla grande dopo parecchie primavere passate assieme. A Yasmine Reza, amica ventennale del geniale autore di Rosemary’s Baby,  tocca rispondere alle domande tecniche: “No, l’adattamento dal teatro al cinema è stato minimo, è stato mantenuto quasi tutto e abbiamo girato il film seguendo la cronologia della narrazione in cinque settimane” e “Sì, Polanski ha deciso di portare sul grande schermo questa storia perché ci trovava tanti argomenti di suo interesse”, anche se non ha specificato quali (ma è naturale pensare, data la sua biografia, a quelli della colpa e della responsabilità delle proprie azioni nello spazio e nel tempo).

Il caldo è insopportabile, il tempo a disposizione è poco e non c’è neanche il tempo di guardare la Winslet – e pensare che ora è più bella di quando volava sulla prua di un transatlantico da milioni di dollari di Box Office – che già siamo ai saluti finali…