Lo sapevamo tutti che stava arrivando: YouTube, la più grande e caotica libreria di video presente in rete tenta il salto e, radunato un lungo elenco di partner di livello, ha annunciato che tra poco partiranno quei canali dotati di palinsesto fisso che prometteva da tempo.

La questione è semplice e YouTube ha la grazia di non fare mistero nè nascondersi dietro un dito, così nel post sul suo blog in cui annuncia il lungo elenco di partner di creatività affianca se stesso ai più rivoluzionari canali tematici della tv via cavo americana per annunciare la nuova iniziativa. Una volta tanto le tipiche semplificazioni da giornale sono vere: YouTube tenta di diventare una tv.

Tenta di diventare tv perchè ne assume la struttura (il palinsesto, in alcuni casi addirittura la diretta), ne assume il modello di business (o quasi, la divisione di introiti e sponsor con i creatori), ne sfrutta molti talenti (sono coinvolti, per fare dei nomi, Madonna, Rainn Wilson, Tony Hawk, Ashton Kutcher e Shaqille O’Neal) ne affronta i temi (i nuovi canali saranno tematici, i temi saranno più o meno i soliti) e infine ne sfrutta il mezzo perchè attraverso le Google TV o i set top box che trasformano in Google TV le TV che da sole non lo sarebbero questi canali andranno propriamente “in onda”. Accanto a tutti gli altri network.

Le differenze con la tv saranno che YouTube è mondiale e non nazionale, dunque non ci saranno restrizioni territoriali (chissà come si mettono con i sottotitoli…) e che i suddetti contenuti saranno disponibili sul portale, dunque visibili su qualsiasi device nello stesso momento. E’ quello che la tv vuole fare ma non riesce a fare per problemi atavici di radici, licenze e una storia legale di decenni dietro di sè. Un contenuto in tutto il mondo e su qualsiasi device.

Per la prima volta YouTube si mette in concorrenza diretta con la serie A della produzione e lo fa, suo malgrado, nell’età dell’oro della produzione per il piccolo schermo (statunitense e di finzione, chiaramente), lo fa con un budget elevato ma nemmeno lontanamente avvicinabile a quello della televisione, ma con possibilità di pubblico straordinariamente superiori.

I primi 5 canali di YouTube fanno la medesima media spettatori quotidiana dei principali 5 canali televisivi americani. Le trasmissioni “para-televisive” che stanno per arrivare con tutta probabilità faranno anche di più e in potenza avranno un pubblico più ampio (perchè la regolarità e la sicurezza di un palinsesto gioca sempre a favore del produttore).

E’ il paradigma di tutto il resto della rete: più fruitori degli altri media ma meno possibilità di guadagno.

Certo dispiace vedere la frontiera della novità fare un simile passo indietro per inseguire un pubblico più quieto e che necessita di contenuti meno audaci e ripiegati sul noto. Il resto di YouTube andrà avanti come al solito ma se il progetto dovesse funzionare (economicamente), la tensione dei principali youtuber verso questo modello più remunerativo sarà inevitabile.